Un caro amico, Giulio Vaccaro, nipote di Gennaro, mi ha inviato un notevole numero di versi di autori vari, dal Peresio al Berneri, precedenti a Gioachino Belli, poi Zanazzo, Trilussa ed alcuni contemporanei. Tali versi hanno tutti o un c'ha o un cià.
Userò solo una minima parte di tali versi, che però mi hanno confortato nella mia convinzione (vedi la pagina avè).
Per capire l'esatto uso e l'esatta pronuncia vediamo alcuni esempi.
Peresio, Jacaccio, canto siconno ottava 30:
Se mó non glie fo batter la calcosa / A sto sgherro, c'ha tanta pretennenzia / De sfonnar l'impannate de potenzia.
Provate a leggere pronunciando “che ha” e poi “cià”. Nel secondo caso non quadra!
Vediamo alcune ragioni: “c'ha” significa esattamente “che ha” mentre “cià” significa “Egli ha”. Altri esempi:
Berneri, Meo Patacca, canto primo, ottava 5:
ma a vento, i cacafochi. / Muse! Voi, ch'alle coste ve sedete / Del Dio canoro, c'ha sbarbato el mento, / Non ve credete no non ve credete, / Che v'invochi, perché
Cos'ha quel Dio canoro?
Il mento senza barba, oppure “Egli ha” rasato il mento a
qualcuno ?
Spada, Inverno piovoso, L’inverno piovoso.10:
De cqui nun z'essce: o er Padreterno è mmatto, / o pe cquarche gran buggera c'ha in testa, / nun z'aricorda ppiù ccome scià ffatto. / Nun c'è antra raggione:
è chiaro, mi pare, che il Padreterno potrebbe avere in testa qualcosa; se leggete cià il verso non regge.
Belli, Sonetti, 32. Devozzione pe vvince ar lotto.37:
argento de bollo / tiecce e una spina de merluzzo ammollo. / Méttete in collo / la camisciola c'ha portato un morto / co cquattro fronne de cicoria d'orto. / E si 'n'abborto /
“la camiciola che ha portato un morto? oppure è la camiciola che “ci ha” portato jella?
Belli, Sonetti, 2231. Un piggionante d'un piggionante.10:
Mó llegge un libbro e scrive quer c'ha lletto: / doppo canta e arilegge quer c'ha scritto; / e ppe un par d'ora e più fa sto giuchetto. /
Potrebbe averci letto e averci scritto, ma avrebbe senso? O non significa quello “che ha letto” e “che ha scritto".