In prìmise tocca lègge!
Un consiglio a tutti: bigna lègge! Er padre Belli, Trilussa, Pascarella, magara puro 'n po' de Zanazzo e, tra li moderni Dell'Arco. Perché? Beh, oggi il dialetto non si parla più per le strade di Roma, ovvero è una parlata imbastardita. Pensate, quando Gioachino Belli usciva dalla sua casa di Piazza Poli per andare al suo luogo di lavoro, magari transitava per Campo de Fiori, dove carpiva il linguaggio di "fruttaroli", "pesciaroli", "macellari" e "vignaroli" (quest'urtimi 'n po' burini!). Bastava entrare in un'osteria e ascoltare "carrettieri e carnacciari" e quant'altri. Anche "sguizzeri" der Papa! Poi, servitori di nobili, donne popolane e donne... Insomma lui aveva un vocabolario sonoro frequentemente aggiornato con le parole che il volgo di Roma, mano a mano, inventava. Bisogna ricordare che allora i popolani non studiavano le lingue (studiavano poco assai!). Essendo, però, Roma anche allora meta di viaggiatori, nonché di ambasciatori presso il Papa - tralasciando le varie periodiche occupazioni - c'era una babele di linguaggi che gli stessi popolani non riuscivano a pronunciare. Così storpiavano i nomi e Belli riportava... Ecco il Pugnatoschi (dal polacco Ponjatowski), e poichè anche il latino era ostico e incomprensibile, ecco anche locuzioni come "sicuttèra in precipizzio" (sicut erat in principio). Ma non crediate che sia cosa solo antica: quando Roma fu liberata dagli Alleati, nel giugno del 1944, uscì un giornale "Stars and Stripes" (la bandiera americana, Stelle e strisce) per le truppe statunitensi. I poveri giornalai romani, così come i portatori (sempre di giornali) storpiarono quel titolo in "Strippe strappe". Troverete una certa differenza tra i poeti consigliati nel senso che più ci si avvicina ai tempi nostri più il dialetto si "sdialettitizza" (sic!). Da città papalina e bigotta Roma diventa la capitale (sempre bigotta) del Regno d'Italia. Allora i "burini" cominciarono ad arrivare dal Piemonte, e da tutte le altre regioni a nord e a sud dell'Urbe.
Giuseppe Gioachino Belli
Gioachino, con una sola c, non come scrivono alcuni siti, pure ben fatti ed interessanti, nacque a Roma il 7 settembre del 1791. Penso che sia il caso, per chi voglia
approfondire di "navigar in altri siti" suggerisco:

Una buona cronologia su Artenova.org

Poesia romanesca

Roma-o-Matic non solo poesia

Per approfondire, poi, ci sono i motori di ricerca, divertitevi poi, se non li avete nella vostra biblioteca, correte in libreria e compratevi una buona edizione dei sonetti. Se fosse ancora disponibile io consiglio quella edita da Feltrinelli e curata da Muscetta. Belli aveva usato come pseudonimi: 996 (erano le sue iniziali in corsivo minuscolo ggb) Mancaquattroamille e Peppe er Tosto.

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La pisciata pericolosa*

Stavo a piscià jerzera lí a lo scuro
tra Madama Lugrezzia e tra San Marco,
quann'ecchete, affiarato com'un farco,
un sguizzero der Papa duro duro.

De posta me fa sbatte er cazzo ar muro,
poi vò levamme er fongo; io me l'incarco:
e co la patta in mano pijo l'Arco
de li tre Re, strillanno: "Vienghi puro."

Me sentivo quer frocio dí a le tacche
cor fiatone: Tartàifel, sor paine,
pss, nun currete tante, ché so stracche.

Poi co mill'antre parole turchine
ciaggiontava: Viè qua fije te vacche,
ché peveremo un pon picchier te vine.

Roma, 13 settembre 1830

 

Cesare Pascarella
Cesare Pascarella nacque a Roma nel 1858. È un poeta diverso dal Belli sia nel linguaggio che nei contenuti. Vi invito a visitare altri siti più specializzati e vi segnalo:

Roma Virtuale

Anche qui se non li avete compratevi i libri del nostro autore. Io ho delle vecchie edizioni della Mondadori, ma un buo libraio vi consiglierà a dovere.

Fondazione di Roma*

Quelli? Ma quelli, amico, ereno gente
che prima de fa' un passo ce pensaveno.
Dunque, si er posto nun era eccellente,
che te credi che ce la fabbricaveno?

A queli tempi lí nun c'era gnente;
dunque, me capirai, la cominciaveno
qualunque posto j'era indiferente,
la poteveno fa' dovunque annaveno

La poteveno fa' pure a Milano,
o in qualunqu'antro sito de lí intorno,
magara piú vicino o piú lontano.

Poteveno; ma intanto la morale
fu che Roma, si te la fabbricorno,
la fabbricorno qui. Ma è naturale.

* da Storia nostra
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Carlo Alberto Salustri 'Trilussa'
Il terzo dei grandi poeti romani, anche se più conosciuto del Pascarella. Forse perché più immediato, più impegnato anche se non lo sembri. Socialista, è memorabile la sua "Ninna nanna de la guera". anche la foto qua sopra, con suoi versi che sono, inequivocabilmente, riferiti alla censura fascista.
L'antenato*

- L'Omo è sceso da la Scimmia:
- barbottava un Professore
- nun me pare che 'sta bestia
ciabbia fatto troppo onore...

- è questione de modestia;
- je rispose un Ranguttano
- l'importante è che la scimmia
nun sia scesa dar cristiano.
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Giggi Zanazzo
Giggi Zanazzo, nato a Roma nel 1860, studioso della tradizione romana, riscrisse favole, raccolse proverbi. È il meno noto anche qui a Roma. Infatti è difficile trovare sue opere in libreria. Potrete trovare notizie e scritti nei seguenti siti:

Associazione Culturale Nuovo mondo

Roma Virtuale

Eterna Roma

In mezzo ar petto tuo ce so' ttre ccose
Ce so' le visciolette e le cerase
Ce so' le maravije co' le rose.

Rama de pero,
M'hai levato 'sto core da le mano;
Si nun me pôi parlà' sospira, armeno!

Si fussi cieca e nun vedessi lume,
Sai quante cose me daressi a ccrede,
Diressi che la nebbia fusse fume.

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I testi sono tratti da:
per G.G:Belli - I Sonetti Feltrinelli Editore 1965;
per Pascarella - Storia Nostra Mondadori 1961;
per Trilussa - 45 Poesie Mondadori 1999;
per Zanazzo da un'anastatica dell'originale Aritornelli romani Istituto editoriale 1916